LO SPETTACOLO

LO SPETTACOLO

TURING a staged case history porta in scena il pensiero e il lavoro di Alan Turing.
Gli scritti scientifici del matematico e i suoi algoritmi, i documenti originali e le testimonianze, interpretati e rappresentati dall’attore in scena, generano un flusso di dati rielaborati in tempo reale da performer. Grazie a software appositamente sviluppati, musica e immagine diventano protagonisti del processo drammaturgico dal cui  nasce l’azione multimediale messa in scena.

Lo spettacolo è riuscito a mettere insieme il gioco delle intelligenze e lo scontro delle idee: intrinsecamente drammatico, quest’ultimo costituisce uno dei moventi dell’impresa scientifica e della novità concettuale. Non c’è nessuna ragione per drammatizzare ulteriormente ciò che è già drammatico per sé. Far parlare Turing con la voce di Turing, ricostruire le vicende con i documenti, tener conto degli altri testimoni della vicende, non è solo rispetto per la verità storica, ma anche un modo per riscoprire la natura tragica di questa verità. Giulio Giorello 

Questo modello di coniugare la scienza con l’arte è probabilmente un grande esempio di modernità e di capacità di interpretare il pensiero dell’uomo. Luigi Nicolais, Presidente del CNR

Il più significativo degli eventi del Centenario di Turing. Barry Cooper, Presidente del Turing Centenary Advisory Committee 

 

GIULIO GIORELLO. TEATRO, TEORIA E TURING

LUIGI NICOLAIS, PRESIDENTE DEL CNR. TEATRO E SCIENZA

NOTE DI REGIA

“Il pensiero matematico può essere considerato schematicamente come la combinazione di due abilità: intuizione e inventiva” Alan Turing

È il 1936. Con la pubblicazione di On computable numbers e i concetti in esso contenuti, il ventiquattrenne matematico inglese Alan Turing introduce le fondamenta logiche che faranno nascere l’universo digitale contemporaneo.

Basterebbe questo per giustificare un lavoro pensato attorno alla sua figura: matematico, filosofo, biologo, visionario architetto anticipatore degli odierni mondi digitali e dell’intelligenza artificiale, progettista di alcuni dei primi calcolatori elettronici della storia, crittografo al servizio dell’intelligence britannica durante la seconda guerra mondiale e maratoneta da prestazioni quasi olimpioniche.

Questa vita così ricca da sembrare finzione scenica, alimentata da leggende e conclusasi con una tragica morte, perfetto esempio di indecidibilità turinghiana, per me è stata una folgorazione. La lettura dell’intensa biografia scritta da Andrew Hodges, mi ha fatto poi conoscere la complessa vicenda umana ed esistenziale che ho portato dentro di me per oltre un decennio, fino all’incontro con AGON nella persona del maestro Massimo Marchi che ha condiviso il mio entusiasmo. E’ iniziato così un percorso di ricerca durato tre anni nei quali abbiamo viaggiato tra i documenti degli archivi e nei luoghi di Turing, Bletchley Park in particolare, incontrando uomini di scienza e tecnologia, storici, scrittori, esperti di intelligence, veterani testimoni della seconda guerra mondiale.

Documenti e informazioni raccolti hanno confermato la necessità di affrontare un lavoro artistico che si concentrasse sulla messa in scena delle idee, della vita e dei lavori di Turing in una drammaturgia di azioni sceniche, parole, suoni, immagini e dati in tempo reale rielaborati da performer che utilizzano macchine programmate con software sviluppati a partire dai suoi scritti e ne rispettano l’essenza di straordinario esempio di capacità nel formalizzare e rendere creativamente comprensibile la complessità inventiva della visione e del pensiero matematico.

Ho lavorato alla stesura di un testo, suddiviso in quadri, che è codice sorgente di una macchina in grado di modificare se stessa a partire dalle presenze sceniche dell’attore, dei performer e del concetto stesso di tempo, delle improvvise accelerazioni, ritmi e velocità che sono metafore della brevità della sua vita, del contesto storico e del nuovo tempo digitale introdotto dalle sue ricerche.

Gli artisti e gli esperti di tecnologie chiamati per le composizioni e la progettazione dell’esecuzione musicale e visuale, hanno orchestrato dati, concetti logici e algoritmi matematici e laddove sentivo l’esigenza di rappresentare l’emozione vitale, ho chiesto al suono e all’immagine di cercare nel flusso del respiro, nella rappresentazione sonora e visiva del rimando alla memoria del dato sensoriale a riscoprirne l’immanenza, sempre. Lo spazio teatrale è così estensione percettiva degli spazi interiori dell’attore, il cui corpo è anch’esso macchina produttrice di variabili emozionali – respiri, silenzi, battito cardiaco, movimenti – costantemente monitorati da sensori, rielaborati ed esposti al pubblico.

La presenza scenica di un cervello e delle sue connessioni, volontà di imitazione di un cervello umano e delle sue strutture rappresentano il filo conduttore che riconosco come costante del lavoro di Turing: la sua straordinaria capacità di semplificare la complessità intuendo le strutture nascoste nei segreti del mondo.

Note al progetto
Il sito web turingcasehistory.net indaga nel lavoro artistico ideato per la rappresentazione dei documenti scientifici, ed è inoltre collettore del materiale raccolto nel periodo di ricerca, interviste, documenti e approfondimenti storici e critici raggruppati in un luogo virtuale. Mi piace pensare che questo progetto possa essere per taluni un inizio per un percorso di approfondimento della figura di uno straordinario protagonista della storia dell’evoluzione dell’informazione.

Maria Elisabetta Marelli

 

 

MARIA ELISABETTA MARELLI. IL PROGETTO

MASSIMO MARCHI. L’IMPLEMENTAZIONE TECNOLOGICA

 

MICHELE TADINI. MUSICA

ALESSANDRO BRUNI OCANA. NELLA PARTE DI TURING

 

ROBERTO URBAN.0 BRANCATI. COSTUMI

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